Si parla molto oggi di comunicazione gentile, di esercizio di gentilezza nei luoghi e nei contesti di lavoro, ma pochi sono i casi di successo e i progetti naufragano prima ancora di decollare.
Perché?
Intesa come valore culturale, la #gentilezza, è un #framework che va ben oltre il semplice atto di essere cortesi ed educati, ma permea di sé l’intera #culturaaziendale, fondando un “nuovo” modello comunicativo che si basa sull’empatia e sul rispetto reciproco. La cultura della gentilezza nei contesti lavorativi, infatti, promuove le relazioni sane e positive e contribuisce a rafforzare la fiducia, la comprensione e la collaborazione. La gentilezza crea un ambiente di #lavoro più #inclusivo e ha un impatto positivo sulla #produttività e sul #benessere generale dei #dipendenti perché quando questi si sentono apprezzati e supportati, sono più motivati a dare il meglio di sé e a contribuire al successo dell’#organizzazione. Inoltre, la gentilezza non è solo un vantaggio per i dipendenti, ma anche per l’azienda nel suo complesso. Le aziende che promuovono una cultura della gentilezza tendono ad attrarre e trattenere talenti più qualificati. Inoltre, un’immagine aziendale positiva, fondata su relazioni di fiducia e di rispetto reciproco, può avere un impatto significativo anche sui #beniimmateriali dell’azienda, come la sua #reputazione o la percezione del suo #marchio. Si può dunque desumere, da queste premesse, che la forza e la salute di un’azienda sono direttamente proporzionali alla sua capacità di costruire gentilezza.
Ma, gentili, si nasce o si diventa?
Gentili non si nasce, gentili si diventa.
E come si diventa ce lo raccontano i #Tarocchi.
Ci sono tre carte, nel mazzo, che parlano di comunicazione e indicano una progressione verso la comunicazione gentile. La prima è quella del Bateleur. Si tratta della carta numero I. Il Bateleur rappresenta il livello principiante: pur avendo una buona favella, la #comunicazione che lui usa è di tipo affabulatorio, se non, addirittura, manipolatorio. La scelta delle sue parole è mossa esclusivamente dall’interesse personale che è quello di promuovere i propri prodotti, di venderli, di piazzarli. Il Bateleur è, peraltro, un ottimo #commerciale. Poi c’è il Papa, la carta numero V: la comunicazione del Papa è quella di un #leader, è una comunicazione saggia, profonda, consapevole, fidata. Il Papa trasmette il suo sapere ai suoi discepoli/dipendenti, desiderosi di apprendere da lui e crescere con lui. Ma, per quanto profonda e saggia, neanche quella del papa è una comunicazione gentile.
A questa allude, invece, Forza, la carta numero XI. Forza è una donna che, con le sue mani delicate, senza esercitare alcuna pressione, riesce addirittura ad aprire la bocca al leone, spalancandone le fauci. E’ per noi molto significativo che i Tarocchi decidano di rappresentare l’archetipo della Forza non, come ci aspetteremmo, con l’immagine di un uomo forzuto, con la clava, tipo Ercole che sconfigge il leone, ma con quella di una donna.
Forza infatti è gentile nello sguardo e nel modo in cui usa delicatamente le mani. Forza è #assertiva, non è mai aggressiva, sa ponderare le parole, sa parlare e far parlare, perché sa aprire e far aprire la bocca.
Ma perché i Tarocchi rappresentano la Forza in questo modo? Facciamo caso, intanto, a dove è posizionata Forza nell’ipotetico viaggio di consapevolezza che il Matto percorre, attraversando tutte le tappe/archetipi degli Arcani Maggiori. Forza arriva dopo la carta X, la Ruota, che è espressione di un grande ciclo che si chiude e di uno nuovo che si apre. Forza è, dunque, un nuovo piano di consapevolezza. Chi ha integrato l’archetipo di Forza, ha integrato postura interiore, eleganza e delicatezza. In una parola gentilezza. La Gentilezza è il risultato di una trasformazione alchemica delle #emozioni primarie e secondarie (ira, rabbia, paura, aggressività, disgusto, senso di colpa, vergogna, invidia) in sentimenti di aiuto, collaborazione creativa e affetto professionale.
Forza parla come pensa. Chi pensa in modo gentile, gentilmente parla. Questo è un passaggio importante e delicato. E’ inutile imprimere e inculcare una cultura della gentilezza a chi non ha ancora gli strumenti emotivi per concepirla, per sostenerla, per divulgarla e per promuoverla. E questo è il motivo per cui, la maggior parte delle volte, qualsiasi progetto sull’esercizio e la diffusione della comunicazione gentile fallisce a priori.
La comunicazione gentile è, infatti, il risultato di un modo di essere oltre che di pensare. Essa si costruisce grazie ad un percorso di accompagnamento che prevede una formazione a 360 gradi dei collaboratori. Questa formazione parte dall’#ascoltoattivo e dall’#empatia, si articola attraverso l’#intelligenza emotiva, si ancora al #quoziente del cuore (#HQ) e arriva al concetto supremo di “#servizio” agli altri, perché, come dice la teosofa Alice Bailey, “ci si eleva solo inginocchiandosi”.