La parola Emozioni deriva dal latino ed è composta dal suffisso ex “e” fuori + “moveo” muovo, agito.
Le emozioni sono ciò che viene fuori, ciò che smuove l’interiorità, ciò che agita e perturba le acque dell’animo umano.
Sono reazioni affettive intense, piacevoli o spiacevoli, accompagnate da reazioni psichiche e talvolta fisiche. Secondo l’etimologia più antica la parola emozione è da ricondurre al suffisso greco “emo”, che significa sangue. Le emozioni allora sono ciò che ci smuove il sangue e rappresentano la reazione psico- fisica che consegue ad uno stimolo ai fini della sopravvivenza. Contrariamente a quanto comunemente si pensa esse non hanno sede nel cuore, ma gran parte delle reazioni emotive dipendono dal sistema limbico, un insieme di nuclei situati sotto la corteccia tra cui il setto, l’ippocampo e l’amigdala.
A partire dall’epoca illuminista siamo stati condizionati da una cultura che che ci ha insegnato a mettere da parte le emozioni per fare spazio al lume della ragione, più sicuro e affidabile, e a considerare, in qualunque settore, gli aspetti emotivi secondari rispetto alla logica serrata degli approcci razionali.
Le emozioni tuttavia hanno un ruolo rilevante nelle relazioni interpersonali e, secondo le neuroscienze, nella gestione di tutti i tipi di rapporti umani, anche quelli sul lavoro. Ne è convinto Daniel Goleman, scrittore, psicologo e giornalista statunitense, autore, tra gli altri, del best seller “Intelligenza emotiva”. Se negli anni 50 si misurava l’IQ, il quoziente intellettivo, negli anni ’90 abbiamo cominciato a parlare di intelligenza emotiva, come quella funzione scientificamente validata del cervello, in grado di integrare le emozioni e il pensiero razionale, al fine di prendere decisioni ottimali.” In particolare, l’Intelligenza Emotiva è un set di competenze razionali ed emozionali, che definiscono il Quoziente Emotivo di un individuo.
Ma oggi non basta. Avere un buon EQ non significa avere il cuore al posto giusto, significa essere carismatici, influenzare gli altri, motivarli, ma non necessariamente condurli verso la direzione giusta, verso la direzione del cuore.
Avere il cuore al posto giusto è fondamentale ed è una competenza.
Si parla sempre e solo di “Competenze”, ma in uno scenario liquido e magmatico, con pochi punti di riferimento, quali sono quelle competenze che con certezza ci traghettano verso la carriera e l’evoluzione personale? Potremmo dire che di sicuro le competenze specialistiche, ossia quelle tecniche, sono determnanti. Ma in uno scenario incerto, che cambia, cambiano anche le necessità delle competenze tecniche. Allora è decisamente più sicuro spostare il focus su un altro genere di competenze e cioè quelle di base, ossia quelle umane e comportamentali.
Cresce umanamente e fa carriera professionalmente chi ha “il cuore al posto giusto”, chi quando dice una cosa la fa, chi pensa a quello che dice, chi è in grado di sostenere conversazioni difficili, dove la difficoltà non è data da un fattore tecnico o culturale, ma dalla buona gestione dell’approccio emotivo.
Per questo oggi è fondamentale parlare di Heart quotient e, grazie alle evoluzioni fatte anche con le neuroscienze, si pensa che questo valore si possa misurare. Si pensa cioè che si possa definire in base a quanto una persona sia misurata e centrata, a quanto sia in grado di dire una cosa e poi farla, a quanto sia coerente, cosa che contribuisce poi alla costruzione dei percorsi di senso che gli individui, ma non solo loro, anche la collettività, le aziende, le scuole, devono strutturare. Dovendo competere in questa giungla e guerra di talenti, non si può guardare solo al profitto, ma si deve anche guardare allo scopo sociale, e pertanto comportarsi con coerenza rispetto ad esso.
Si tratta di competenze che non sono innate, ma possono essere sviluppate per migliorare la qualità della vita e il livello delle performance. La capacità di intuire le potenzialità del fattore emotivo nell’ambiente di lavoro e in ogni altro ambiente, rappresenta la caratteristica distintiva dei grandi leader che devono saper prendere decisioni ottimali per il Team. Se il leader è capace di orientare in modo positivo le emozioni, riuscirà a fare emergere il meglio da ognuno. E questa direzione punta al cuore.