In Giappone esiste l’antica arte del Kintsugi, ossia l’arte di riparare i vasi con l’oro.
Quando una ciotola, una teiera o un vaso prezioso cadono e si frantumano in mille cocci, noi li buttiamo con rabbia e dispiacere. Eppure c’è un’alternativa, una pratica giapponese che fa l’esatto opposto: si tratta di un’arte che li ripara evidenziandone le fratture, impreziosendole e aggiungendo valore all’oggetto rotto.
Succede allora che la ceramica prende una nuova vita attraverso le stesse linee di frattura che vengono evidenziate dall’uso dell’oro e che fanno diventare l’oggetto ancora più pregiato. Grazie alle sue cicatrici, l’oggetto si impreziosisce.
Il valore simbolico che l’insegnamento del Kintsugi ci permette di esplorare è di immenso valore. Esso ci insegna il dono di abbracciare il danno, di trasformarlo, di non vergognarsi delle ferite e di rinascere a nuova vita, più preziosi di prima.
Quando un oggetto si rompe, il primo impulso è quello di buttarlo. Ma potrebbe essere un’occasione persa. E vale lo stesso anche per noi, per quelle volte in cui ci sentiamo ridotti in mille pezzi e vorremmo buttare tutto all’aria. In realtà è da queste profonde crisi che nascono le grandi opportunità e se ci sforziamo di incollarci all’insegnamento che ne possiamo trarre, piuttosto che al danno che ne abbiamo ricevuto, trasformiamo questo collante in oro prezioso. In sostanza si tratta di guardare le cose da un altro punto di vista: e se anziché nascondere le fratture le esaltassimo?
E se, anziché nascondere l’ombra delle cose, vi ci immergessimo imparando ad accettarla e la mettessimo addirittura in risalto?
Iniziare il processo di costruzione di un nuovo Io, più allineato al Sé, più in sintonia con quanto la crisi ci chiede di osservare, è un processo difficile, a volte doloroso, ma fondamentale. E’ il dolore della trasformazione che avvia un nuovo inizio, con nuovi strumenti, nuove regole, in un nuovo gioco.
Questo passaggio dallo shock, dalla crisi, all’assemblaggio dei pezzi, che consta nel rimettere insieme ciò che di noi è rimasto, ci invita a cercar-si, a riconoscer-si e ad accettar-si nell’ottica di un passaggio evolutivo: bisogna sforzarsi di identificare gli schemi che si ripetono nella nostra vita e volerli risolvere, aprendosi al cambiamento. Quello che è certo è che se non facciamo niente per rompere questi schemi, essi si ripresenteranno e ogni volta sarà più difficile.
Ogni schema, ogni passaggio e ogni soluzione viene evidenziata dal Tarot, come in una radiografia. Una volta che questi schemi vengono individuati e osservati, il Tarot propone le soluzioni, accompagnandoci passo dopo passo, facendoci atterrare sempre su un terreno morbido e confortevole, affinché ogni passo, sia esso in squilibrio o in caduta, non sia mai nelle sabbie mobili, ma su una lunga rampa di lancio.
E come il vaso che, dopo essere stato riparato con l’oro, rivela tutto il suo splendore, anche noi ne usciremo guariti, rinati e trasformati.